minestra farro

Minestra di farro co’ i germogli di piccasorci in umido

Carissimi Amici ed affezionati Lettori, ben ritrovati. Per questo nuovo appuntamento enogastronomico di inizio Primavera ho il piacere di proporvi: la Minestra di farro co’ i germogli di piccasorci in umido, una ricetta antica, ritrovata, tipica della Valnerina, valle indimenticabile e lussureggiante, percorsa dal Nera. Questo fiume nasce dai monti Sibillini, per entrare a Visso, tra colline ripide, siano queste aspre e rocciose, piuttosto che caratterizzate da folti boschi.

Dalle loro cime alle loro pendici, si susseguono piccoli Paesini sparsi qua e là, che seguono i corso del fiume, nel suo correre per la gola di Ferentillo, per raggiungere ed oltrepassare la conca di Terni, dopo aver raccolto le acque del fiume Velino, il cui corso, scende giù per la scenografica ed altrettanto unica Cascata delle Marmore, fino ad unirsi a quelle del torrente Serra, per proseguire la sua corsa sotto al territorio di Narni, per giungere ad Orte, ed unirsi al Tevere. Da qui nasce il noto detto popolare: “Tevere non cresce se Nera non mesce”.

In un tempo ormai remoto, quando sovente, nelle case si cucinava con gli ingredienti più semplici, spesso si realizzavano gustosi companatici, realizzati con germogli ed erbe spontanee in base a ciò che il Territorio, governato dal susseguirsi delle stagioni, offriva in quel momento ai suoi abitanti. Anticamente, verso Primavera, dalle Famiglie che abitavano in prossimità di questi luoghi e di fitti boschi situati sul versante dell’Appennino Umbro veniva preparata una minestra di farro delle alte valli. Questo piatto veniva insaporito con le cime dei germogli di piccasorci, tenere foglioline estrapolate dalle nuove piante di pungitopo (piccasorci in dialetto locale).

piccasorci

Infatti durante il susseguirsi delle Stagioni, in questo specifico periodo dell’anno, nelle faggete più fitte, perlopiù in prossimità delle zone più ombrose ai piedi degli imponenti fusti, dai cespugli di pungitopo si possono raccogliere i teneri germogli, escludendo ovviamente le piccole foglie coriacee e pungenti; inoltre sotto le pungenti fronde di piccasorci, spesso si possono trovare anche piccoli, ma altrettanto saporiti asparagi selvatici, detti di bosco.

Nella realizzazione che segue potrete abbinare la memoria storica per quanto concerne l’origine della preparazione autoctona della ricetta, appositamente pensata per questo periodo, che, ci accompagna verso l’equinozio di Primavera.

Ingredienti della Minestra di farro:

  • 250 grammi di Farro delle alte valli della Valnerina,
  • 50 grammi di Germogli di Piccasorci,
  • una presa di Sale Grosso,
  • 50 ml. di Olio Extra Vergine di Oliva di Società Agricola “Annesanti” in Valnerina,
  • quanto basta di Acqua per la cottura.

Procedimento:

Sotto abbondante acqua corrente lavate e tagliate le cime dei germogli, poi prendete una casseruola di coccio e mettete a cuocere il farro con olio, sale ed acqua. Ora in un altro tegame di coccio fate cuocere in umido i piccasorci fino a che questi non saranno appassiti e ridotti in un composto naturalmente morbido.

Quando il farro sarà cotto unite il composto dei germogli di pungitopo ed all’occorrenza regolate di olio e sale e servite la minestra calda o se preferite tiepida, possibilmente abbinata al buon Vino Bianco “Fonte Farro” Grechetto Umbria IGT prodotto da Società Agricola “Annesanti” in Valnerina vi farà ottenere un gustoso connubio enogastronomico che vale la pena riscoprire, condividere e degustare tutti insieme, nel calore del proprio focolare domestico.

Curiosità in più sul piccasorci:

Il piccasorcio, come l’agrifoglio, in Umbria è spesso utilizzato per realizzare gli addobbi natalizi, non solo per lo spiccato colore rosso delle sue lucenti bacche, che per l’appunto, maturano nel periodo del solstizio d’inverno.

Facendo memoria di tradizione atavica è una pianta dal potere apotropaico, utile dunque a proteggere le case e le stalle durante lo specifico periodo compreso tra il solstizio invernale e la fine dell’anno, quando, le streghe si aggirano nei borghi, immersi nelle tenebrose nebbie notturne e le loro incursioni divengono più frequenti ed insidiose, sia per gli uomini, che per gli animali.

Ancora un grazie a chi segue con assiduità la mia rubrica sulla cucina tradizionale umbra. Ci sentiamo il mese prossimo per una nuova ricetta.

Marzo 31st, 2020

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